Per una riscossa del centrosinistra in Abruzzo
Per una riscossa del centrosinistra in Abruzzo
Documento politico
Le elezioni amministrative del 8 e 9 giugno hanno visto una sconfitta senza appello delle forze democratiche e progressiste in Abruzzo. Siamo stati sconfitti ed in modo netto al primo turno in tutte le principali città al voto. Persino a Pescara, dove alle elezioni regionali il Pd era il primo partito e Luciano D’Amico aveva prevalso su Marco Marsilio, la sconfitta è stata bruciante e nettissima. Sembra quasi che in pochi mesi il campo democratico abbia perso quel po’ di credibilità conquistata alle elezioni regionali, con la candidatura di D’Amico e la messa in campo di una classe dirigente plurale e rinnovata. Non va dimenticato che le elezioni regionali 2024 hanno rappresentato la prima volta nella storia moderna dell’Abruzzo, in cui il centrodestra ha vinto per due volte consecutive. Non ci convincono le letture autoassolutorie che abbiamo ascoltato in queste settimane. Il risultato in Abruzzo è deludente, soprattutto a fronte della significativa ripresa di slancio a livello nazionale. La segretaria Elly Schlein ha saputo dare una scossa al Pd, con una linea politica più chiara e convincente, ed ha avuto il merito di unire il partito, mettendo in campo liste aperte e plurali. La nostra associazione è composta in larghissima misura di dirigenti e militanti che hanno sostenuto la sua candidatura al congresso nazionale. Ma l’attesa di rinnovamento politico, nei metodi e nei contenuti, che ha consentito ad Elly Schlein di raccogliere nelle primarie consenso ed entusiasmo, ha finora trovato realizzazione nella nostra regione solo in modo parziale, così come ad una gestione unitaria solo formale corrisponde finora una prassi, che mira a ridurre gli spazi della democrazia interna e una teorizzazione persino esplicita – come accaduto nell’ultima assemblea regionale - dell’inutilità del confronto negli organismi di direzione. Così come appare tuttora asfittica la partecipazione degli iscritti alla vita democratica dei circoli. Non è accettabile che nessuno si assuma la responsabilità per le sconfitte subite dal centrosinistra nei comuni abruzzesi, a fronte di risultati nazionali che hanno invece segnalato una significativa ripresa delle coalizioni progressiste e democratiche. Non siamo d’accordo a sostituire l’analisi con una narrazione peraltro politicamente inadeguata, in cui si afferma: “Le forze progressiste perdono, ma il Pd va bene”. Se le forze progressiste perdono, vuol dire che ci sono molti elettori del nostro campo che non sono andati a votare e hanno perso fiducia nei partiti e nei movimenti del centrosinistra e progressisti, e non hanno trovato risposta nemmeno nel Pd. Ci preoccupa il rifiuto di aprire un confronto reale sulle cause della sconfitta, in particolare per ciò che riguarda la provincia dell’Aquila dove il divario tra centrodestra e campo democratico si è fatto drammatico, tale da non essere più colmabile a livello regionale nelle altre province. Non è pensabile sminuire i rischi di un lungo ciclo di egemonia regionale della destra, che richiede un’analisi profonda delle cause del nostro ritardo su tutta la regione, riducendo tutto all’utilizzo spregiudicato da parte della classe dirigente della destra di strumenti legislativi regionali di distribuzione discrezionale delle risorse. Le leggi “mancia” vanno contrastate in modo rigoroso, trattandosi di una vecchia pessima prassi “trasversale” della politica regionale, e condividiamo le proposte messe in campo dall’opposizione in consiglio regionale. Ma pensare che questo sia sufficiente a spiegare le vittorie del centrodestra abruzzese è un modo di sminuire le responsabilità e gli errori nel nostro campo, ed anche i meriti dei nostri avversari, e questo non può che condurre ad ulteriori sconfitte. Intanto, si edulcora la realtà stessa del fenomeno sociale e politico clientelare, che torna ad essere presente in modo preoccupante della nostra regione, e passa solo in minima parte attraverso le leggi mancia, quando invece la realtà è che oggi diritti fondamentali come il diritto al lavoro, alle cure sanitarie, etc., sono tornati ad essere merce di scambio politico-elettorale. In secondo luogo, si sottovaluta, continuando ad enfatizzare l’argomento stancamente ripetuto della non abruzzesità di Marsilio, la forza e la capacità di radicamento di una nuova classe dirigente di centrodestra, presente nei territori, che trova spazio nei vuoti lasciati dal centrosinistra. Infine, e non ultimo per importanza, ci si dimentica che le forze clientelari prevalgono laddove le forze riformatrici non riescono a mettere in campo risposte e soluzioni alternative, legate ad una visione e ad una prospettiva di cambiamento e di crescita. La verità è che un tempo la forza del centrosinistra abruzzese era in una classe dirigente plurale, radicata e presente nei territori, a fianco a capacità di elaborazione di una visione di sviluppo della regione. Oggi questi punti di forza sembrano smarriti. Il centrosinistra abruzzese non riesce a valorizzare una classe dirigente giovane, competente e preparata che pure esiste nei territori. E non propone da tempo una visione dello sviluppo regionale, che faccia i conti con i cambiamenti radicali cui la nostra regione va incontro. La conferenza programmatica regionale proposta dal segretario regionale del Pd può essere un’occasione importante di riflessione, per sciogliere nodi che da troppo tempo restano aperti. Ne indichiamo alcuni, su cui a nostro avviso occorre concentrarsi. La crisi dell’automotive a livello internazionale e nazionale, a fronte della transizione ecologica ed energetica globale, che rischia di travolgere il tessuto produttivo abruzzese, con conseguenze drammatiche per i livelli di occupazione, se non si mettono in campo politiche industriali, formative, di sostegno per imprese e lavoratori che accompagnino la trasformazione e la riconversione in senso ecologico dell’apparato produttivo, in direzione di un’economia sostenibile e circolare; a ciò si aggiungono la crisi del polo elettronico nella provincia dell’Aquila e dei distretti industriali del teramano, del pescarese e del chietino: è drammatico da questo punto di vista il vuoto di idee della destra che governa la regione; La questione della qualità e della dignità del lavoro non può essere solo retorica, non possiamo lasciare che anche il tema della precarietà e dello sfruttamento del lavoro in alcuni grandi colossi della logistica, insediatisi nella nostra regione, sia materia esclusiva delle procure, così come non si può continuare a non affrontare la questione dei subappalti. Il Pd abruzzese deve schierarsi chiaramente a favore dei referendum contro la precarietà e per la sicurezza del lavoro, ma soprattutto deve trasformare tali questioni in terreni costanti e continui di iniziativa politica; La riforma del sistema sanitario regionale, sempre più in affanno, indebitato ed incapace di rispondere alle nuove domande di salute, con la necessità di abbandonare una volta per tutte una visione ospedalocentrica dell’offerta, ed investire finalmente nell’integrazione socio-sanitaria e nella medicina del territorio; Il declino demografico e l’invecchiamento della popolazione richiedono una profonda revisione delle politiche regionali. Da un lato, occorre investire nei servizi per la non autosufficienza e per l’invecchiamento attivo; dall’altro, bisogna agire per rendere la nostra regione attrattiva per i giovani e contrastarne la fuga. Occorrono politiche attive per l’occupazione, per integrare imprese e sistema formativo, potenziare e migliorare l’offerta universitaria, superando l’attuale frammentazione. Serve una politica rigorosa, pragmatica e umana di accoglienza dei migranti. È ora di andare oltre una stanca retorica del dualismo tra aree costiere e aree interne, le quali devono essere considerate non come un problema, ma come una risorsa ed una opportunità di sviluppo della nostra regione. Occorre passare dalla contrapposizione ad una politica di alleanza e sinergia tra aree urbane e aree interne e montane. La creazione di un corridoio intermodale trasversale tra Abruzzo e Lazio, collegato alle reti europee Ten-T, rappresenta una straordinaria opportunità in primo luogo per le aree interne. Ciò deve essere realizzato nel pieno rispetto dei territori, della sostenibilità ambientale e sociale, attraverso la partecipazione delle comunità e dei cittadini; La realizzazione della Nuova Pescara deve essere portata avanti nella piena consapevolezza che essa è solo il primo passo verso l’istituzione di una vera e propria area urbana integrata e bisogna avere il coraggio di mettere in campo una revisione delle aree vaste e delle province, che valorizzi le città territorio abruzzesi; in questo quadro, unioni dei comuni, unioni montane e fusioni dei piccoli comuni non possono restare un tabù per l’Abruzzo, laddove in altre regioni sono state uno strumento fondamentale per migliorare l’offerta di servizi per i cittadini; la riforma dell’Ente regione e del suo Statuto per tornare alla sua natura di ente legislativo e programmatorio. L’Abruzzo regione verde d’Europa è ormai da tempo solo uno slogan, a cui non corrisponde la messa in campo di una svolta nel senso della sostenibilità ambientale e della transizione ecologica: l’adozione di un piano di azione regionale per il contrasto dei cambiamenti climatici, a partire dalla consapevolezza che l’Abruzzo è una regione a rischio di desertificazione di qui al 2100; la realizzazione di un sistema regionale integrato di raccolta e smaltimento dei rifiuti che investa radicalmente nel riciclo; l’investimento nelle green communities; una cura del ferro per il nostro sistema di trasporti regionale a partire dalla realizzazione di una metropolitana di superficie che colleghi l’area costiera con le zone interne, il sostegno alla mobilità sostenibile e al trasporto pubblico; il risanamento dei fiumi; un piano di azione regionale per la tutela della biodiversità; una politica urbanistica regionale che metta fine al consumo di suolo. Va affrontata la questione del ciclo idrico, puntando al superamento dell’attuale situazione di frammentazione dei gestori. Questi sono alcuni dei nodi fondamentali. Serve una visione per modernizzare in un contesto di rinnovata coesione sociale la nostra regione. Certo l’Abruzzo da solo non può farcela, e occorre un sistema di alleanze macro-regionali, ma ciò non ci può esimere, anzi pone con forza la necessità di una forte spinta innovativa, nel senso della sostenibilità e della giustizia sociale. A partire da questa visione, si può costruire un campo democratico e progressista che non sia una pura sommatoria di sigle, ma una coalizione che condivide valori ed obiettivi e si candidi al governo delle città, dei comuni e della Regione, evitando che si consolidi un ciclo di destra in Abruzzo, a partire dalle sfide che ci attendono nei prossimi anni. Su questi temi chiediamo un confronto al Pd Abruzzo, al suo gruppo dirigente, ai consiglieri regionali, ai parlamentari, a tutte le forze del centrosinistra nonché ai raggruppamenti civici alternativi alla destra, con i quali vogliamo avviare un dialogo proficuo per contribuire alla costruzione di un’alternativa democratica e progressista per l’Abruzzo. Comitato promotore Ass. 25 Aprile - Abruzzo Progressista
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