Se si ferma la Sevel...
L'allarme è stato lanciato una settimana fa dalla Fiom Cgil. Lavoratrici e lavoratori della Sevel, il più grande stabilimento industriale d'Abruzzo, con circa 6 mila occupati, sono a rischio cassa integrazione per rallentamento nel mercato dei furgoni. E' un campanello d'allarme che, stranamente, sta passando quasi sotto silenzio nel dibattito pubblico regionale, se si pensa che la Sevel ed il suo indotto sono grande parte del settore industriale manifatturiero della nostra regione. Analoghi segnali di difficoltà provengono, peraltro, da altre realtà importanti dell'automotive, come la Denso a Vasto. Eppure, se si fermasse l'automotive si ferma l'Abruzzo intero, dato che l'industria manifatturiera e in particolare l'automotive rappresentano la forza trainante del nostro export. Da tempo, le forze sindacali e il mondo imprenditoriale segnalano che l'Abruzzo rischia di arrivare impreparato a sfide ciclopiche come la transizione ecologica ed energetica che interesserà nei prossimi anni tutto il mercato dell'auto. Ci si augura che dal neo assessore alle attività produttive e al lavoro Tiziana Magnacca arrivino risposte concrete e non solo dichiarazioni di circostanza, per affermare che in Abruzzo va tutto bene. A meno che ci si immagina che il futuro sviluppo dell'Abruzzo sia rappresentato dal lavoro precario stile Amazon (realtà che pure non va demonizzata, ma su cui avremo modo di tornare).
un convegno del 2023 sul futuro dell'automotive
25 Aprile Abruzzo progressista
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